Autunno da leggere:
di Pier Mario Fasanotti [11 settembre 2010]
Non ci sono proprio alibi per chi legge poco o niente o magari sostiene di non trovare mai quel che vorrebbe. Nemmeno in questa estate che sta morendo con una certa fretta. I libri della stagione autunnale sono tanti e alcuni sono molto buoni, anzi ottimi. Il compito di segnalarli è sempre un'operazione intrisa di senso di colpa: e se dimenticassimo alcuni titoli? Sono numerose le omissioni, inevitabilmente. Come sono numerose e invadenti le segnalazioni sui cosiddetti cavalli vincenti o promesse di genialità: quanto rumore giornalistico per la ripresa narrativa di Alessandro Piperno con Persecuzioni, asso di picche della Mondadori! Nemmeno al Moravia più famoso e artisticamente più maturo fu dedicata tanta attenzione. Ci piace comunque avvertire i lettori su alcune uscite delle quali non si può non te- ner conto, e sulle quali liberal tornerà in modo approfondito. Pietro Citati ci fornirà un ponderoso scritto biografico e critico su Leopardi (Mondadori). Nadia Fusini ha scritto, per lo stesso editore, Di vita si muore che ha come sottotitolo Lo spettacolo delle passioni nel teatro di Shakespeare. Di un altro grande della letteratura, Luigi Pirandello si occupa Matteo Collura con Il gioco delle parti (Longanesi): uno studio serio e brillante di un uomo complesso, al di là degli stereotipi psicoanalitici e soprattutto dei pettegolezzi e luoghi comuni che francamente hanno un po' graffiato, nel tempo, il profilo di uno scrittore fondamentale per capire il Novecento, non solo quello italiano. Qui di seguito qualche suggerimento, fatta salva la premessa dell'incompiutezza selettiva… Le regole della solitudine. La Sellerio ripropone, e per fortuna, uno dei più straordinari romanzi della spagnola Alicia Giménez-Bartlett (Vita sentimentale di un camionista). Racconto sulla solitudine: del protagonista Rafael ma anche delle donne. L'autrice è affascinata dal lavoro di quegli uomini che, come cavalieri della strada, si ritengono ancora dominatori. Ma il mondo cambia e loro spesso non s'accorgono di ciò che contengono le case che scorrono al loro fianco. Non ci sono solo le facciate, la superficie delle cose. «Poteva godersi il piacere di correre sul camion mentre gli altri dormivano nei loro buchi, piantati lì come alberi in fila». Un incontro sconvolge la vita di Rafael, uomo ossessionato dall'idea del cambiamento. E le donne sono anche questo, chilometro dopo chilometro. Poi il suo cosmo crolla. La sua vita è sconvolta dopo un incontro. Perderà tutto, sotto i colpi della tenerezza. Napoli. Curioso rivedere con gli occhi di tre scrittori diversissimi una delle città più contradditorie, più poetiche e più disperate del mondo occidentale. Napoli, appunto. L'Adelphi (dopo Kaputt) continua a pubblicare l'opera di Curzio Malaparte: un'altra puntata vincente, con una Mondadori che non intende rivalutare i suoi immensi cassetti. La pelle racconta la peste morale del 1943. Donne che si vendono, uomini che fanno scempio di sé e si calano nell'inferno dell'abiezione, bambini precocemente vecchi e viziosi. Emergono le forze oscure e potenti della città «dalla schifosa pelle», quella da salvare a tutti i costi. Ma c'è anche la pietà. Sándor Márai, con Il sangue di San Gennaro, guarda gli straccioni napoletani, emblema di un mondo crollato dopo il conflitto mondiale. Un mondo pulsante e dolente. Màrai, ungherese nato nel 1900, ha vissuto a Napoli dal '48 al '52, prima di partire per l'America. E infine Anna Maria Ortese, con Mistero doloroso, scandaglia la Napoli del Settecento, «raccolta entro un silenzio incantato », raccontando della fanciulla Florida e del suo amore per un pallido principe. Le pagine della Ortese ricordano da vicino quelle del suo celebre Il cardillo addolorato, ma sono testo a sé che racchiude il dolore «antico e caro » per ciò che amiamo e perdiamo. Zone d'ombra. Si sa davvero tutto dell'autore del Piccolo principe, tradotto in ben 210 lingue? No. Ci sono lati nascosti e ambigui, posti il rilievo da Jean-Claude Perrier, giornalista, editore e, in questo caso, abile archeologo letterario (I misteri di Saint-Exupéry, Cavallo di Ferro). Indagine sui complessi rapporti con la politica, soprattutto durante la seconda guerra mondiale, sulla sua mancata carriera cinematografica, sui suoi amori non proprio semplici, i problemi di successione che videro sua moglie e sua madre una di fronte all'altra. Una biografia che riserva molte sorprese. Paura dal Nord. Ancora uno scandinavo, a ricordarci che il genere giallo è angoscia e trivella nell'animo umano. In A. L'alfabetista (Newton Compton) Torsten Pettersson, finlandese, «credibile e spaventoso» come ha detto un critico, insegue un serial killer che appone la sua firma sulle vittime. L'ambiente è, ovviamente, un borgo tranquillo. Molte elucubrazioni attorno ai macabri indizi: religione, omosessualità, psicopatologia, gusto del rebus? Si legge a un certo punto: «Lei non respira più ma lo faccio io per lei, rapido e affannato. Ora stiamo insieme e io sono i suoi polmoni e la sua bocca.Tendo l'orecchio. Il vento soffia sulla pianura. Non arriva nessuno sul vialetto e ho tutto il tempo per quello che devo fare.Tiro fuori il coltello». Anni Settanta. Qualcuno lo ricorderà: nell'agosto del 1974 i newyorkesi guardarono in alto, tutti insieme. Un funambolo attraversò il vuoto tra le Torri Gemelle, in equilibrio su un cavo d'acciaio. Una passeggiata tra le nuvole, una delle numerose storie di Colum McCann, irlandese trapiantato negli Stati Uniti che, in Questo bacio vada al mondo intero (Rizzoli), ha l'ambizione di descrivere, con abili pennellate narrative, un Paese in bilico tra potenza e rovina.Tanti e tutti diversi i protagonisti: prostitute, immigrati, preti, artisti, reduci dal Vietnam. Dell'autore Frank McCourt ha detto: «Nessuno scrittore ha raccontato New York e l'America in modo tanto sublime e tanto profondo». Una terra che continua a troneggiare nelle nostre immaginazioni. Le vite, i luoghi. L'editore Castelvecchi manderà in libreria tre libri che sono altrettanti profili di artisti e città. Cominciamo con Roma e dal suo cantore, Gioacchino Belli (Li libbri nun so'robba da cristiano), il quale a margine dei suoi celebri sonetti scrisse: «Io ho deliberato di lasciare un monumento di quello che è oggi la plebe di Roma». Paolo Roversi tratteggia invece, in Charles Bukowski il carattere e l'esistenza del più smaliziato tra i narratori americani. Il quale diceva: «Tutti gli scrittori sono dei poveri idioti. È per questo che scrivono». Roversi si avvale dell'importante testimonianza di Fernanda Pivano. E poi D'Annunzio: Massimiliano e Pier Paolo Di Mino, in Fiume di tenebra, raccontano l'avventura di Fiume che vide il Vate abruzzese protagonista. Anche come vittima indicata di una congiura internazionale, prima che le truppe regolari spazzino via un sogno, una visione pericolosa del mondo. Novant'anni fa ci fu appunto il «Natale di sangue». Volto inedito. Il cileno Luis Sepúlveda è solitamente ricordato per i toni delicati, la tematica dell'amore e della solitudine. Stavolta la sua raccolta di racconti, Ritratto di un gruppo con assenza (Guanda), sorprende tutti parlando del dittatore Pinochet, degli effetti del surriscaldamento globale del pianeta, dei comunisti di ieri e di oggi che sono prigionieri di una grande illusione, della Colombia che trasuda violenza, dei ragazzi poveri che giocano al pallone. Sepùlveda ricorda, a proposito del dittatore, una frase che pronunciò dinanzi a un ministro tedesco. Parlavano dell'olocausto e della polemica, tristissima, sul numero delle vittime. L'ospite europeo precisò che «un solo morto sarebbe stato abbastanza per condannare il regime nazista». Obiezione del padrone di casa: «Noi lo avremmo fatto meglio». Sepùlveda si dice convinto che un «processo di Norimberga» avrebbe aiutato il Cile a conquistare la «normalità democratica». Colori turchi. Una trama a sfondo giallo che ricorda il ritmo e lo stile di Pablo Almodovar, come ha scritto The Guardian. Noto ai lettori italiani per l'affascinante Scandaloso omicidio a Istanbul (Sellerio), Mehmet Murat Somer, nato ad Ankara nel 1959, torna a occuparsi del suo detective anomalo e divertente, innamorato di Audrey Hepburn, in Gli assassini del profeta (Bompiani). Un indagatore che qualcuno ha definito «la Miss Marple della Turchia, anche se alle gonne di tweed preferisce i leggins di pelle nera». Non manca tensione, ma anche comicità in questa commedia nera, che sorprende a ogni pagina. C'è un grosso guaio a Istanbul: vengono uccisi i travestiti, e in modo sempre più bizzarro. L'imprevedibile e «sessualmente scorretto» detective si mette sulle tracce di un serial killer, si aggira in ambienti che solo pochi come lui conoscono bene, in grado anche di raccogliere voci, sussurri, pettegolezzi.Vien fuori una Turchia che proprio non immaginavamo. Eppure esiste. I perdenti. L'irlandese Joseph O'Connor si cimenta in una serie di racconti d'amore in Una canzone che ti strappa il cuore (Guanda), pescando spunti nel cimitero dei fallimenti. L'autore si dice ancora persuaso sul fatto che «una certa dose di infelicità sia sicuramente necessaria, se vuoi fare l'artista… infatti le persone che hanno sofferto e quelle che hanno subito un danno posseggono un'apertura al mondo che in genere non hanno le persone felici». Lo scrittore, fratello della famosa cantante Sinéad O'Connor («No, non posso parlare di lei», ammette), ha fatto per anni il giornalista («Non ero bravo per niente») e spiega che se prima era innamorato dei fatti, oggi lo è delle parole. In uno dei racconti parla di un corteggiatore arrogante che però finge di essere quello che non è, ossia sicuro di sé. È colui che segretamente vuole essere rifiutato. Ha tanti difetti, ma non gli manca la tenerezza. Per certi versi. Molti editori, e lo sappiamo bene, sono riluttanti a pubblicare poesie. Si dovrebbe pensare a libretti a basso prezzo, ma questa è una considerazione del tutto personale.Tra le eccezioni figura l'editore Fazi, uno che ci crede ancora. E che ha appena mandato in libreria, nella collana «Le strade», l'opera di Claudio Damiani, nato a San Giovanni Rotondo ma romano d'adozione (vedi recensione a pagina 19, ndr). La Mondadori si appresta a celebrare il francese Yves Bonnefoy con un «Meridiano» (L'opera poetica).L'apparato informativo e critico è preciso e imponente, il testo francese a fronte come è giusto. Sul vampiro. Si moltiplicano, oggi, i libri sulle creature che vivono nell'ombra e che succhiano sangue. Ma si rischia di dimenticare il regista Friedrich Wilhelm Murnau, autore di Nosferatu e di Aurora, capolavoro del cinema muto. S'intitola Murnau la biografia edita da Alet. L'autrice è una critica letteraria, Lotte H. Eisner, e ripercorre le tappe del grande artista che è stato irrinunciabile punto di riferimento per registi tedeschi come Herzog, Fassbinder e Wenders. Disinnesco. Molte vite svaniscono sopra una mina che salta. My Luck, quindicenne soldato igbo (tribù della Nigeria) è stato addestrato come sminatore nell'Africa orientale. Giungla, guerra, sangue, soprusi: il protagonista ricorda e racconta, nel tentativo di portare la sua coscienza sull'orlo del pozzo dal quale le circostanze lo hanno fatto precipitare. Chris Abani, nigeriano, racconta, in Canzone per la notte (Fanucci), il chiasso e il silenzio dei morti, senza alcun timore di guardare in faccia il grande orrore. Lo fa con pietà, verismo e poesia. L'ingegnere. Leonardo Sinisgalli era tante cose: ingegnere, pubblicitario, poeta. In Pagine milanesi (Hacca editore) si trovano gli scritti comparsi su L'Italia letteraria, dal 1933 al 1936. È ben delineata una Milano sorprendentemente moderna. Spontaneo il paragone con la Milano di oggi, che arranca, che ha il fiato (e il pensiero) corto. Storie di amicizia, incontri, conversazioni sull'urbanistica di una città che ha sempre avuto fama di essere grigia e dimessa.
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