lunedì 4 ottobre 2010

recensione e intervista su Gay in.Tv

link della pagina:
http://www.gayin.tv/component/k2/item/2307-quando-il-soldato-%C3%A8-gay





Quando il soldato è gay

La casa editrice Castelvecchi dà alle stampe il bel romanzo  di Massimiliano e Pier Paolo Di Mino Fiume di tenebra, l’ultimo volo di Gabriele d’Annunzio per la ricorrenza del novantennale del cosidetto <<Natale di sangue>>, quando le truppe regolari del generale Caviglia  entrarono nella città irredenta di Fiume per porre fine all’occupazione della città da parte di Gabriele D’Annunzio e dei suoi arditi. Il Romanzo rivisita gli ultimi giorni dell’occupazione della città, oggi croata. Fiume di tenebre è un romanzo d’avventura, un racconto epico, ma la sua trama prende le mosse da un fatto reale, ossia il fallito attentato a Gabriele D’Annunzio organizzato da un misterioso gruppo di cospiratori interessato a rimuoverlo dal comando che egli detenne su Fiume dal settembre 1919 al dicembre 1920.  La terra utopica e ribelle capitanata dal più grande poeta italiano, per molti fu un simbolo di un’ideale di libertà, ma non per il governo italiano che fu pronto a tutto per distruggere quello che considera uno scandalo da sopprimere il più presto possibile. La bigotta stampa italiana parlò di orgie in mezzo alle strade e promiscuità sessuale. In realtà nella woodstock ante litteram di D’annunzio fu sancita per la prima volta il diritto alla libertà sessuale e alla non discriminazione delle inclinazioni erotiche. Immaginate soldati che se ne vanno in giro mano nella mano, giovani che vanno incontro alla loro felicità senza pensare a falsi pudori e moralità, uomini che lottarono per difendere una vita radicalmente nuova. Basti pensare che tra i protagonisti del romanzo, e dell’avvenimento storico, c’è il tenente Giovanni Comisso, in seguito celebre scrittore omossesuale, che nelle pagine del libro discute con un altro soldato sull’importanza della grandezza del pene: «Ma la quantità è importante - dice il personaggio- pensa a Callimaco che in un grande libro vedeva un grande male. I greci diffidavano dei grandi libri e si dipingevano con peni miserandi. Erano saggi, lo erano diventati per fare di un vizio una virtù».
Quale vizio? quello di averlo piccolo! spiega in seguito.                                                                                                                       Massimiliano e Pier Paolo Di Mino sono maestri  nel coinvolgere il lettore  attraverso atmosfere poetiche e visionarie utilizzando uno stile linguistico ricco, eppure immediato, e ci danno , inoltre l’occasione  di riflettere  su quanta ipocrisia esiste, ed è sempre esistita,  nel mondo militare. Sia in tempo di guerra, sia di pace Essere soldati gay resta un tabù. `don’t ask don’t tell´.

Il romanzo racconta  quello che fu il sogno del poeta e probabilmente di un’intera generazione. Che significato ha, oggi, parlare di D’Annunzio? 
D’Annunzio è una figura attuale, molteplice e, a volte, difficile da interpretare. L’uomo, come il personaggio, è stato un animo poliedrico. Una sorta di nuovo Odisseo. Il poeta  non si è accontentato di vivere  e darsi attraverso i suoi scritti, ma  ha tentato  di trarre da essi  un modo avventuroso e spirituale di vivere. I giovani che lo seguirono a Fiume vissero, con Lui, nella poesia. Il letterato belga  Leone Kochnitzky annotava, nel suo diario fiumano, che D’Annunzio forgiava anche nel soldato dall’estrazione sociale più bassa il poeta. A Fiume tutti parlvano e vivevano come D’annunzio. Tutto era magniloquente. Certo, la modernità ha visto diventare la poesia pubblicità e D’Annunzio, anche in questo moderno, fu un grandissimo pubblicitario, prima di tutto di se stesso.

Avete saputo ben mescolare personaggi inventati con figure storiche. Come avete lavorato?
La storia ci affascinava da molto, e ci siamo documentati a lungo. La nostra intenzione era di sapere ogni particolare della vicenda in maniera tale da non doverla raccontare. Ci serviva possedere nella memoria l’illusione di essere stati lì. “Fiume di tenebra” è ambientato in un contestro storico, ma non è un romanzo storico. Diciamo che ci siamo sintonizzati su una mentalità mitologica del narrare, quel credere vero e vissuto che Kerényi individuava come prima caratteristica prima dell’arte omerica.

Avete parlato di Fiume come di una terra libertaria, anche nei costumi sessuali. Come fu in realtà? 
Le letteratura libertaria su Fiume ormai è molto nota. I sedici mesi di occupazione della città furono una fucina di idee  nuove. Come in un’isola lontana e felice era permesso sperimentale ogni cosa. Idee e valori borghesi furono del tutto sovvertiti.La trasgressione non era più tale, ma diveniva la norma. La libertà sessuale, come quella di culto, erano sancite dalla leggi, ma, prima di tutto, dall’etica pagana diffusa fra i legionari. A Fiume era consentito e benaugurato l’uso di droghe. A Fiume si poteva divorziare.  Grandi personaggi come  Guglielmo Marconi giunsero a Fiume solamente per potere usufruire di questa libertà. E poi c’erano i più arditi sperimentatori delle nuove frontiere dello spirito. Il tenente Guido Keller era vegetariano e praticava il nudismo e, tra i più celebri cantori della fiume dannunziana, c’è lo scrittore omossessuale, anzi pansessuale, Giovanni Comisso. A Fiume erano molto frequenti le feste e, la stessa costituzione, è fondata su un altro elemento: la musica. Non a sproposito la repubblica del Carnaro vieno speso accostata a un ’68 antelitteram. Fiume per chi ci è stato, era la città di Vita.

Già, Comisso. In “Fiume di tenebra” è uno dei protagonisti.
Con Giovanni Comisso, e col suo romanzo Il porto dell’amore, abbiamo un grosso debito.  Abbiamo fatto nostre molte vicende e atmosfere vissute da lui. Soprattutto abbiamo cercato di far rivivere questo scrittore, che era un D’Annunzio senza declamazione, un dadaista ascetico. Raccontano che invitasse i ragazzi a casa sua e li pregasse di sedere su un divano che, però, era solo disegnato. Forse la storia non è vera, ma appartiene perfettamente a Comisso. Era un cantore infedele e struggente della bellezza della carne.
Per molti scrivere è un’arte solitaria. Com’è scrivere a quattro mani?
È un gioco. Quando scriviamo, gioiamo e ci commuoviamo insieme ai nostri personaggi. Forse recitiamo come a teatro. Uno prende e comincia a parlare e muoversi come Keller, o come Serra, per giorni e giorni. Anche perché, è vero che ci siamo dovuti conficcare nella memoria, come fossero nostre, molte azioni e molte parole dette dai nostri eroi a Fiume novanta anni fa, ma è anche vero che loro si sono ritrovati a vivere alcune cose che in realtà abbiamo fatto noi. 

Per ultimo. Un’altra Fiume è possibile?
Bisognerebbe  prima capire cosa si intende per Fiume. Se vogliamo limitarla agli aspetti più libertari, come ha fatto Hakim Bey, che parlava della città irredenta come una zona temporaneamente autonoma, una festa rave è sempre possibile. Ma Fiume, in realtà, è stata molto di più. Come nella comune di Parigi, o nella Roma senza papa del 1849, a Fiume si è concentrata e liberata un’energia intellettuale e spirituale di portata eccezionale. Questa energia, oggi, se per caso esiste, tutti badiamo bene a tenerla nascosta. È difficile capire se la festa comincerà.

Laura Adduci

Nessun commento:

Posta un commento