martedì 5 ottobre 2010

Fattitaliani.it: Intervista agli autori

 
 
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"FIUME DI TENEBRA": INTERVISTA A MASSIMILIANO E PIER PAOLO DI MINO SULL'ULTIMO VOLO DI GABRIELE D'ANNUNZIO

  5 ottobre 2010 -
La casa editrice Castelvecchi ha pubblicato il romanzo di Massimiliano e Pier Paolo Di Mino (insieme nella foto) Fiume di tenebra, l'ultimo volo di Gabriele d'Annunzio (pagg. 256, € 16,00) per la ricorrenza del novantennale del cosiddetto "Natale di sangue", quando le truppe regolari del generale Caviglia entrarono nella città irredenta di Fiume per porre fine all'occupazione della città da parte di Gabriele D'Annunzio e dei suoi arditi. Il libro rivisita gli ultimi giorni dell'occupazione della città, oggi croata. Fiume di tenebra prende le mosse da un fatto reale, ossia il fallito attentato a Gabriele D'Annunzio organizzato da un misterioso gruppo di cospiratori interessato a rimuoverlo dal comando che egli detenne su Fiume dal settembre 1919 al dicembre 1920. Fattitaliani ne parla con gli autori Massimiliano e Pier Paolo Di Mino.

Il romanzo "Fiume di tenebra" nasce da una vostra passione più per la storia o per D'Annunzio?
Lavoriamo sulla storia, intesa, come mito progressivo. Potremmo anche parlare di metafora progressiva. In questo senso un materiale storico inerte non ci interesserebbe mai. Non siamo interessati a scovare equazioni simboliche fra un'epoca e la nostra. Per questo D'Annunzio, e soprattutto il D'Annunzio che crea Fiume, con le sue vaste ambiguità e sfumature umane, era il personaggio adatto alla storia che volevamo raccontare.

Qual è la percentuale nel romanzo di "storia e invenzione": in che modo vi siete regolati nel miscelare i due elementi?
Avevamo in mente una storia e ci siamo accorti che a Fiume era successa realmente. Abbiamo letto tutto ciò che è possibile leggere sull'impresa del poeta allo scopo preciso di non doverlo usare. Abbiamo agito su un punto oscuro e non documentato, e lì abbiamo fatto vivere, pensare, disperare i personaggi esattamente come avrebbe potuto fare e, quindi, hanno fatto. In questo romanzo c'è molta invenzione perché ogni personaggio racconta, come è inevitabile per chi viva in prima persona un avvenimento, una sua Fiume personale. Diciamo che questo è un romanzo fantastico per eccesso di realismo.

Che cosa del poeta e scrittore non è stato abbastanza messo in luce a vostro avviso?
Nel romanzo, D'Annunzio è Fiume, perché Fiume è la sua creazione. Il fallimento della sua impresa coincide con il fallimento del suo sogno poetico. Come ogni poeta D'Annunzio era strutturalmente incapacitato a distinguere anima e corpo, letteratura e vita: quello che vive il poeta è un disastro umano completo. Il nostro Vate è un personaggio tragico, e nella sua costruzione abbiamo voluto fare a meno del D'Annunzio poeta, del D'Annunzio politico. Insomma del D'Annunzio biografico.

Che cosa dei suoi intenti "storici" è stato frainteso o poco indagato?
Gli intenti storici di D'Annunzio potevano benissimo sfuggire a lui per primo. Per quanto riguarda l'impresa di Fiume, o, più in generale, di tutto il vasto movimento patriottico, democratico, vitalistico e rivoluzionario che, a partire dalla Repubblica Romana del '49 arriva fino all'impresa di D'annunzio, si può dire più facilmente che, piuttosto che essere stato frainteso o poco indagato, è stato rimosso e mistificato.

Come si lavora a quattro mani? come vi siete organizzati?
La preparazione sul materiale storico è minuziosa. Ognuno di noi è stato lì. Ognuno di noi può interpretare quei personaggi con la loro voce e la loro lingua. Si è trattato solo della fatica di trascrivere i ricordi di alcune settimane trascorse a Fiume nel 1920. 

Giovanni Zambito.

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