lunedì 21 novembre 2011

Intervista ad Augusto Stigi - M.Di Mino

Ad apertura del romanzo "Ragazzi di strada" troviamo l’esergo “ Non sarò mai olio ma per sempre sabbia nei vostri ingranaggi” . Cos’è questo libro, un trattato per diventare ribelle? Un manifesto di guerra permanente? Raccontaci com’è nato.


Augusto Stigi,
autore di  'Ragazzi di strada'

Prima di tutto grazie per avermi fatto imparare la parola esergo, non l’avevo mai sentita. Poi ti dico che non è né un trattato né un manifesto. E’ il racconto di una storia come ce ne sono state tante, caratterizzata dall’indole dei soggetti, dal contesto storico e territoriale in cui si svolge, dall’amore e dall’odio, dalla passione e dalla delusione, dalle ferite e dal dolore.
Per essere ribelli non serve un trattato e la guerra permanente quelli come noi la vivono ogni giorno sopravvivendo a dispetto del diavolo.Non dirò mai agli altri quello che devono fare, pensandoci bene forse c’è più un messaggio su quello che non si dovrebbe fare. Alla fine c’è anche un barlume di speranzosa soddisfazione. Non è una storia felice e non ci sono eroi, ci sono errori e fallimenti ma non per questo non si deve guardare in faccia la vita. Il libro nasce per caso, pungolato dal mio amico Valerio (NdR Gentili), il quale ha avuto anche un ruolo attivo e importante nell’evoluzione del testo; lui è più giovane di me e avendo sentito parlare di alcune storie successe nel mio quartiere, a me e a persone vicine a me, da un po’ mi diceva di raccontarle, del resto lui è uno scrittore. Finché un giorno ho detto perché non provare, ho preso la penna in mano ed eccoci qua, dopo una grande fatica abbiamo messo il punto finale.


La tua periferia rifugge ogni luogo comune o indagine sociologica. Seppure linea di frontiera e teatro di molti scontri, la mostri come una terra fertile di agitazione culturale. È uguale ad altre periferie? E com’è cambiata oggi?

Centocelle non è neanche più una periferia è una zona media, tra il centro e l’attuale periferia, che si è allontanata notevolmente.Quando io ero giovane Centocelle era una borgata, grande e popolata; io giocavo a pallone in strada che non era neanche di asfalto. Venne dopo.Ora i giovani vanno al centro commerciale a rimorchiare, ci sono decine di banche e negozi, la gente ci apre pub ed enoteche; è multiculturale, sta diventando un quartiere alternativo, si dice così no? Io amo questo quartiere comunque, in ogni epoca è stato vivo.


Dal romanzo si evince che dai più credito alle idee che agli ideali, alle persone rispetto ai collettivi. In uno dei capitoli più sofferti scopri come i cosiddetti ‘compagni’ scambino moralismo piccolo borghese in azione rivoluzionaria. Oggi vedi  ancora tanti  gatti  travestiti da leopardo in giro?

Sì, ma è normale che sia così. L’essere umano si deve dare un’importanza che non ha. Si cresce e si vive nella convinzione di quello che vorremmo essere o avere, nessuno è quello che è realmente: se vuoi fare il chirurgo devi essere in grado di giocare con il sangue, per moda ci si compra un vestito, non si fa il guerriero. Mentre la sabbia vola nell’aria, l’olio galleggia ed è facilmente riconoscibile.


“ Ragazzi di strada” è ricco di citazioni, da Lord Byron ai Sex Pistols, da C’era una volta in America a Febbre da Cavallo. Facciamo un gioco al massacro: quale di queste pensi che racchiuda maggiormente il senso e lo spirito del libro?

La frase di De Gregori, da La leva calcistica del 68. Io che ho avuto la disgrazia di sbagliare un rigore al novantesimo, in una finale di una certa importanza, so che il mondo in quel momento ti crolla addosso, ma se hai il coraggio, l’altruismo e la fantasia ti tiri fuori dalle macerie e riprendi il tuo cammino.



Infine, la domanda facile. Ci prometti un secondo romanzo?

Sinceramente ci ho pensato, ho anche delle idee, chissà. Io non sono uno scrittore per me è veramente faticoso, però è molto soddisfacente. L’importante è resistere.

Massimiliano Di Mino Terranullius - Cricca33 narrazioni popolari


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